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Diventare farmacista clinico

Chi è, che cosa fa e come si diventa farmacista clinico? Farmacisti Al Lavoro risponde a tutte queste domande con l'aiuto della professoressa Paola Minghetti, direttrice del Master in Clinical Pharmacy dell'Università di Milano.

Diventare farmacista clinico

Farmacisti al Lavoro

Il farmacista clinico puo’ rappresentare l’anello di congiunzione tra le competenze dei farmacisti e quelle dei medici.

Nell’ambito della revisione del piano di studi del corso di laurea in Farmacia, e dell’attuale contesto storico ed economico della distribuzione del farmaco sul territorio, emerge sicuramente la necessità di aumentare le competenze mediche dei farmacisti, anche a discapito di quelle chimiche. Questo concetto è stato ribadito, in una recente dichiarazione, dalla dottoressa Silvera Ballerini, presidente di Conasfa. In effetti, molti colleghi si saranno accorti come nel dialogo con la classe medica venga spesso a mancare un punto di contatto tra le competenze dei medici, prettamente cliniche, e quelle dei farmacisti, più orientate su aspetti di farmacologia e chimica farmaceutica, oltre che di legislazione. In questo senso potrebbe sicuramente fungere da anello di congiunzione il farmacista clinico, una figura già esistente ma ancora poco conosciuta in Italia. In questo approfondimento, vi spieghiamo chi è, cosa fa e come si diventa farmacista clinico, e per farlo ci faremo aiutare dalla professoressa Paola Minghetti, direttrice del Master in Clinical Pharmacy di Milano.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, il farmacista clinico opera sul territorio e non negli ospedali.

Per diventare farmacista clinico è necessario sostenere un Master, della durata di un anno, che attualmente in Italia viene offerto solamente a Milano e a Cagliari. Secondo la definizione fornita dal bando, il farmacista clinico di comunità è “una figura professionale completa e multidisciplinare, un professionista sanitario altamente qualificato nel campo della farmacia di comunità, che possa operare con competenza in tutti i settori della farmacia, oggi primo presidio socio-assistenziale del SSN verso i cittadini sul territorio, qualificandosi come primo referente clinico del territorio”. Comprendiamo quindi come, a differenza di quanto si potrebbe pensare, la sede operativa del farmacista clinico non è l’ospedale ma è proprio la farmacia territoriale. Nell’immagine vi riportiamo le materie che vengono affrontate nel corso del Master, mentre per tutte le altre informazioni ci rivolgiamo direttamente alla professoressa Minghetti, che ringraziamo per la disponibilità.

Professoressa Minghetti, quali competenze aggiuntive offre il master in farmacia clinica? E come possono essere declinate queste competenze nell’attività di farmacista ospedaliero e di farmacista territoriale? La figura del farmacista clinico nasce negli ospedali, ma poi si sviluppa anche sul territorio, arrivando ad affiancare il medico per favorire il miglior percorso di cura per il paziente. Il Master si sviluppa sulle competenze di base che il farmacista acquisisce nel corso di laurea, per “esploderne” alcuni aspetti che permettano di migliorarne l’attività professionale. In particolare si forniscono competenze riguardo alle patologie e alla gestione del paziente, aspetti che nel corso di laurea sono in parte trascurati per mancanza di tempo. Il farmacista viene inoltre edotto su come affrontare le patologie minori, in modo che possa operare una scelta attiva del medicamento per quanto riguarda il farmaco senza obbligo di prescrizione, ed educare il paziente ad un uso razionale del farmaco da prescrizione, basti pensare a farmaci di difficile somministrazione quali i nebulizzatori usati nell’asma e nella BPCO. L’intervento del farmacista clinico non si limita però al farmaco, ma deve focalizzarsi anche sull’uso razionale dell’integratore, del dispositivo medico e del cosmetico e sulle attività di prevenzione, oltre a costituire un primum movens che porti il paziente dal medico per la diagnosi di patologie di rilevante impatto epidemiologico, quali ad esempio l’ipertensione e l’osteoporosi. La legge sulla farmacia dei servizi ha di fatto legittimato questi ruoli del farmacista, che meglio vengono riassunti dalla figura del farmacista clinico.

Nel Ddl Mandelli-Lettieri, recentemente presentato, introduce per il farmacista il compito di effettuare una ricognizione farmacologica. Ritiene che il farmacista clinico abbia le competenze per effettuare questa attività? Sicuramente si, in particolare per le patologie croniche, che vengono gestite sul territorio.

Ritiene che conseguire il diploma in farmacia clinica offra migliori prospettive occupazionali? La maggior parte degli iscritti al Master è rappresentato da giovani farmacisti collaboratori. Molti di loro lavorano già, e gli altri generalmente trovano lavoro poco dopo. Oltre a questo, però, il Master fornisce anche un “plus” che il farmacista puo’ spendere nella sua carriera.

Ritiene che il consolidamento del farmacista clinico possa fare da ponte, nell’ottica della futura ed eventuale evoluzione nella figura del farmacista prescrittore? Sicuramente si, è la base per poter avanzare questa richiesta: prima bisogna formare i farmacisti sulla clinica, poi si può iniziare a parlare dello sviluppo di questa figura, a cui noi siamo favorevoli. Pensiamo in particolare ad una collaborazione coi medici per gestire la patologia cronica: spesso infatti si va dal medico solo per rinnovare la ricetta, e questo è uno spreco di tempo e risorse sia per il medico che per il paziente. Per quanto riguarda l’acuto, noi in Italia abbiamo i medicinali SOP, che consentono al farmacista di intervenire, di fatto, come un prescrittore: quindi introdurre una quarta categoria, quella dei farmaci soggetti a prescrizione del farmacista, sarebbe piuttosto complesso. Potrebbe essere utile valutare la possibilità di trasformare i SOP in una vera e propria categoria di farmaci da prescrizione del farmacista. (In un recente sondaggio, abbiamo chiesto ai farmacisti italiani quali farmaci andrebbero secondo loro delistati a SOP. Ecco i risultati, ndr).

In questi anni, a causa di una distribuzione diretta spesso selvaggia, molti farmaci hanno abbandonato la farmacia verso gli ospedali, rendendo il farmacista poco aggiornato sui farmaci innovativi. È una carenza che viene colmata nel Master? Abbiamo anche lezioni sui farmaci biotecnologici, che sono quelli sui quali i farmacisti, in particolare quelli che si sono laureati qualche anno fa, sono meno aggiornati. Quindi direi proprio di si.

Ha qualche altra considerazione da fare, prof.ssa Minghetti? Una in particolare: i diplomati in farmacia clinica sono pochi, ma possono diventare messaggeri per l’intera categoria. Basti pensare che, all’interno del Master, i farmacisti si trovano a realizzare ricerche cliniche. Si tende a credere che in farmacia non si possa fare ricerca, invece dovrebbe essere il contrario: bisognerebbe creare una rete di farmacisti che producano ricerca scientifica di qualità in farmacia. Questo aspetto porterebbe diversi vantaggi. Fra questi, potrebbe migliorare la percezione che la società ha del farmacista. (Questi aspetti sono stati trattati anche in un nostro recente articolo: “Il farmacista territoriale: commesso o professionista sanitario?”, ndr)

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19 Commenti

  1. Non ho ancora avuto modo di partecipare al master è di conoscerlo appieno,sarà sicuramente mia premura nel prossimo futuro; ritengo che sia decisamente una valida offerta formativa e soprattutto una proiezione del reale compito del farmacista,stando alle attuali esigenze e problematiche sanitarie.

  2. Salve sono la Dott.ssa Falanghella Federica, Mi interessava sapere quanto sarà pubblicato il prossimo bando che permetterà di aderire al Master in Clinical Pharmacy visto che per l’anno 2016/17 è già in atto il corso. Grazie.

  3. Buongiorno Federica, presumo verso Settembre-Ottobre ma ti conviene chiedere direttamente alla segreteria di Unimi o Unica.

  4. Ho svolto il lavoro di farmacista collaboratore per 10 anni e a febbraio ho concluso il Master: “Farmacista territoriale: competenze cliniche” all’università di Firenze. Il piano di studio è diverso a Firenze ma la scopo lo stesso. Durante il tirocinio ho approfondito l’argomento delle sperimentazioni cliniche, farmacovigilanza (da rendere più attiva nelle farmacie di comunità), e ho visto farmaci innovativi, tra cui molti farmaci antitumorali, che in futuro ritroveremo con molta probabilità in farmacia! Il farmacista clinico può essere di supporto al medico per l’aderenza terapeutica e allo specialista ospedaliero per le terapie con farmaci ospedalieri!! BUON LAVORO

    • Grazie per il tuo contributo. Noi come Farmacisti Al Lavoro siamo d’accordo con questo punto di vista, e rilanciamo l’idea della prof.ssa Minghetti del farmacista clinico come motore dell’innovazione nel mondo della farmacia, fino alla creazione di una vera e propria disciplina scientifica: la farmaceutica territoriale.

  5. Buon giorno volevo porre una domanda
    Il farmacista clinico dopo aver sostenuto il master oltre che nella farmacia territoriale dove puo operare ?
    Grazie

    • Allo stato attuale, il titolo di farmacista clinico ha soprattutto un valore culturale, più che un valore abilitante. Il farmacista clinico può quindi operare con maggiori competenze ovunque sia richiesta la presenza di un farmacista. In questo senso sicuramente le possibilità sarebbero molte di più se venisse approvato il ddl recentemente proposto da Mandelli e Lettieri.

  6. Offerta ottima per la formazione dei farmacisti, la terrò assolutamente in considerazione e vi contatterò per ulteriori informazioni. Grazie a voi tutti e alla prof.ssa Minghetti per la sua professionale considerazione. Buon lavoro.

    • Grazie Clarissa. Per quanto riguarda le informazioni in merito al master ti consigliamo di rivolgerti direttamente alla segreteria di Unimi o Unica. Buon lavoro.

  7. Volevo informazioni dettagliate sul master e se è aperto anche ai farmacisti di “vecchia scuola” come me …. laureata nel 2002

    • Buongiorno. Credo proprio di sì, ma per maggiori dettagli consiglio di chiedere direttamente alle segreterie delle università promotrici, Milano e Cagliari.

      • Ma precisamente con il solo master in farmacologia clinica non si può far niente, giusto? Senza soecializzazione è praticamente tutto inutile.

        • Solo con il master no, mentre la scuola di specializzazione consente di accedere ai concorsi per dirigente farmacista del SSN.

  8. buongiorno io vorrei capire cosa si intende per scuola di specializzazione in farmacia territoriale. Sto cercando ovunque ma l’unica scuola di specializzazione è quella in farmacia ospedaliera. ho trovato diversi master in farmacia territoriale e vorrei capire se quel titolo può essere abilitante ai fini della partecipazione ad un concorso pubblico istituito dalle ASL. grazie

  9. Questo master è esattamente come la laurea in farmacia, altre nozioni inutili per la vita di tutti i giorni lavorativa.
    Cioè si crea un master per la figura del farmacista clinico, per poi lavorare sul territorio….bah!
    La mia ulteriore osservazione su quelli che lo hanno fatto ” che già lavorano come commessi” é che probabilmente succede, dopo la laurea in farmacia all’inizio di non credere che effettivamente hai speso 5 anni della tua vita per vendere caramelline per la gola, perché nel programma di farmacologia non c’erano Caramelline, preservativi, pannolini, omogeneizzati ecc ecc… Allora per cambiare la tua vita professionale e non sentirti sempre più commesso… Ti metti su internet e cerchi “master per laureati in farmacia” e lì ti si apre un mondo meraviglioso…. Leggendo i programmi di questi master il commesso pensa ” forse con questo corso potrei migliorare la mia professionalità ed ambire a qualcosa di meglio”…
    Ecco quelli che si so iscritti hanno pensato proprio questo e quando le pensi è già troppo tardi.
    Ultima cosa, quando si legge” clinico” si pensa sempre a qualcosa di molto vicino all’ambiente sanitario e medico… Ecco perché attecchisce…. Perché magari una buona parte dei laureati in farmacia all’inizio ha provato medicina…
    Concludendo, pochi sono i master che servono realmente in Italia e questo citato è sicuramente molto interessante, ma non utilizzabile al momento e non si può spendere tot migliaia di euro sperando che qualcosa in Italia cambierà.

  10. Buongiorno.
    Questo genere di master sono aperti anche ai medici?
    E in linea generale un farmacologo un farmacista ospedaliero possono lavorare in farmacia? Ci sono delle specializzazioni , master etc. che consentono di lavorare in farmacia per chi possiede una laurea in medicina? Oppure bisogna abbandonare necessariamente partire da farmacia e CPT.

    Grazie per la cortese attenzione.

  11. Salve ho letto con interesse il vostro articolo, la mia domanda è vale la pena spendere soldi per un ulteriore master? Per poi essere declassato e inquadrato contrattualmente a solito commesso da 1300 euro al mese (con tutto il rispetto per chi lo fa davvero il commesso sia chiaro). Ok arricchiamo il nostro bagaglio culturale ed è tutto molto bello, vorrei capire se ci guadagnano in tutto cio sempre i soliti ignoti (titolari) oppure abbiamo seriamente altri sbocchi piu consoni alle nostre capacità.
    Grazie per la risposta

  12. salve,
    sono laureat0 in medicina e chirurgia con specializzazione in medicina generale.
    Volevo sapere se un laureato in medicina e chirurgia con specializzazione in medicina generale può lavorare in farmacia ed eventualmente quali esami integrativi servono.
    Grazie

  13. Se ne parlava grosso modo quando avevo finito farmacia.
    Ora lavoro come anestesista (dopo laurea in medicina e specialità) e non mi pare che sia cambiato molto; oltretutto negli ospedali la vedo ben difficile inserire una figura del genere.

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