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Comitato No Enpaf, al via la petizione: «No al doppio obbligo previdenziale»

Il comitato “No Enpaf farmacisti non titolari" ha lanciato sulle pagine di Change.org una petizione per dire no al doppio obbligo previdenziale.

Comitato No Enpaf, al via la petizione: «No al doppio obbligo previdenziale»

Farmacisti al Lavoro

Come è noto, la legislazione vigente impone che i farmacisti iscritti all’Ordine siano obbligatoriamente iscritti all’Enpaf, Ente previdenza e assistenza farmacisti. Tale obbligo, tuttavia, non esclude che gli stessi professionisti siano soggetti ad un ulteriore obbligo previdenziale, ovvero l’iscrizione all’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), costringendo quindi il versamento delle quote ad ambedue gli enti. La prima, direttamente a cura del professionista, la seconda, a cura del datore di lavoro. Al momento, l’unico modo per evitare la doppia imposizione è cancellarsi dall’Ordine di appartenenza. Ne conseguirebbe quindi la mancata possibilità di operare nelle farmacie e parfarmacie pubbliche e private aperte al pubblico, nonché in tutte le attività che richiedono l’iscrizione obbligatoria all’albo dei farmacisti.

Esausti di questa situazione, un gruppo di farmacisti sensibili alla problematica si è costituito con il nome di comitato “No Enpaf farmacisti non titolari”, dando vita ad un’iniziativa di raccolta firme, da consegnare al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, mediante l’uso della piattaforma “Change.org”. L’appello ha raggiunto più di 9.000 firme nel giro di poche settimane, tuttavia, ulteriori sforzi sono auspicati per portare tale numero a 10.000. «Oggi i farmacisti dipendenti (paga base lorda di 10,40€/ora) – spiegano i promotori dell’iniziativa – sono costretti ad un doppio obbligo previdenziale. Devono pagare Inps e anche Enpaf. La cosa più assurda riguarda i disoccupati, che sono costretti a cancellarsi dall’albo perché impossibilitati a pagare 2280 euro di quota contributiva dopo 5 anni di disoccupazione. Oppure la drammatica situazione dei borsisti, dei professionisti con partita iva e dei titolari di parafarmacia, che sono obbligati alla quota intera di 4559 euro indipendentemente dal reddito percepito».

Per questo motivo, attraverso la petizione, ospitata sul portale Change.org, i farmacisti chiedono che la contribuzione Enpaf diventi «facoltativa per i farmacisti dipendenti che già possiedono altra previdenza obbligatoria e per i disoccupati iscritti all’albo», la «possibilità di restituzione dei contributi previdenziali Enpaf per quei farmacisti che avendo altra previdenza obbligatoria opteranno per la cancellazione da Enpaf, nonché di quelli silenti», ed infine, «contribuzione Enpaf legata al reddito e non più a quota fissa per i farmacisti liberi professionisti che hanno questo ente come previdenza di primo pilastro, borsisti compresi».

Il link diretto per firmare la petizione (link esterno).

2 Commenti

  1. Bell’idea….
    Così lo paghiamo solo noi titolari!
    Allora rinunciate anche ad appartenere ad un’ordine professionale che vi tutela o almeno dovrebbe (di questo dovreste realmente preoccuparvi che quando cerchi un dipendente ti senti dire che non è compito loro trovartelo)
    Anzi meglio fate anche a meno di iscirvervi a farmacia
    Così evitate le tasse universitarie…
    In sostanza se vi va bene la storia è che bisogna pagare ENPAF, INPS e compagnia bella altrimenti fate i verdurieri che non se ne trova più uno.
    Distinti saluti
    P.S. Ah ,se aspettate Bersani per qualche “aiutino” forse siete un po’ in ritardo

  2. Quanta ignoranza e quanta frustrazione traspare da taluni commenti!
    La categoria tutta dei farmacisti dipendenti e disoccupati non ne rimane, però, meravigliata giacché conosce bene quali siano le responsabilità e la levatura della categoria dei farmacisti titolari sempre pronti a tutelare unicamente i propri interessi.
    Purtroppo mi rendo conto che l’analfabetismo funzionale è dilagante, e tale constatazione fa comprendere come spesso ci si fermi a leggere un titolo di un articolo piuttosto che reperire informazioni su ciò che realmente il COMITATO sta facendo.
    Il tono aggressivo, canzonatorio e tragicamente incalzante lascia pensare che l’atteggiamento autoreferenziale sia l’unica soddisfazione di chi ha Enpaf come unica previdenza e che gioisce del sistema contributivo che, a fronte di quote sproporzionate, ripaga con una pensione ridicola.
    Ritengo altresì alquanto sconcertante, ma al tempo stesso rassicurante, che un professionista non riesca ad elaborare una frase comprensibile tanto nella forma quanto nel contenuto.
    Augurandomi che, con il ritorno previdenziale ENPAF, si abbia qualche disponibilità per il procacciamento di un libro di analisi logica (ma anche grammaticale andrebbe bene), attendo fiducioso l’invio di commenti più pertinenti ed articolati.
    Fino ad allora, invito tutti ad istruirsi in merito alla questione sul sito
    http://www.noenpaf.it.
    L’istruzione rende liberi.
    Il comitato anche.

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